venerdì 5 febbraio 2016

La città di Bharatpur

La città indiana di Bharatpur si trova nell’angolo nord-orientale del Rajasthan, circa 200 km a sud di Delhi, presso il confine con lo stato dell’Uttar Pradesh.
L’attrazione principale di questa altrimenti anonima cittadina rajasthana è il Keoladeo Ghana National Park, una riserva ornitologia di fama internazionale, talmente importante dall’essere stata dichiarata Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO.
Oltre a questo, Bharatpur in sé non offre nulla di particolare, ma si trova nei pressi di alcuni siti turisticamente interessanti e può essere utilizzata come un comodo campo-base, grazie alla presenza di vari alberghi situati nei pressi delle due entrate del parco.
Il Parco Nazionale di Keoladeo si stende su una superficie di circa 29 km quadrati ed è composto da una grande area acquitrinosa, raggiungibile con un lungo viale asfaltato, ai lati del quale si trovano alcune foreste attraversate da strade sterrate e sentieri.
Superata l’area paludosa, nella zona più remota del parco, si trovano invece ampi spazi semi-desertici, tipo savana.
In origine questa era una regione arida che beneficiava solo stagionalmente delle piogge monsoniche, ma grazie ad alcuni lavori effettuati dal Maharajà Suraj Mal, nel XVIII secolo fu trasformata in un bacino permanente.
Attraendo numerosi volatili, divenne una prolifica riserva di caccia per bandire le tavole dei Maharajà, fino al non lontano 1965, quindi nel 1976 fu dichiarata Santuario Ornitologico, nel 1982 Parco naturale e nel 1985 entrò nella lista dei siti protetti dall’UNESCO.
Una piacevole caratteristica del Keoladeo è che date le dimensioni non eccessive e l’assenza di grandi predatori, è possibile visitarlo comodamente a piedi, oppur a bordo di biciclette e ciclorisciò, invece che su rumorose jeep o affollati elefanti come capita nei grandi parchi nazionali indiani.
Senza dubbio passeggiare liberamente tra variopinti uccelli può essere piacevole anche senza essere esperti ornitologi o appassionati birdwatcher.
In passato si vociferava della presenza di una tigre nelle zone più remote del parco, ma probabilmente si trattava di un espediente per evitare che i visitatori vi si recassero e rendere minore l’area da controllare da parte dei custodi.
Le specie di volatili reperibili durante l’anno si aggirano intorno alle 350 ma chiaramente vi sono delle notevoli variazioni stagionali.
Il periodo migliore va da Ottobre a Marzo, quando gli specchi d’acqua sono letteralmente gremiti di uccelli migratori che scendono nel subcontinente a trascorrere l’inverno.
Questo però dipende dalla quantità d’acqua rimasta dopo il passaggio del monsone: nei non rari anni in cui le piogge sono deboli o assenti, la mancanza d’acqua attira un numero piuttosto esiguo di volatili.
Per ovviare alla naturale e sempre maggior carenza d’acqua, spesso sono in funzione alcune pompe che aspirandola dal sottosuolo cercano di mantenere un livello minimo per creare le condizioni migliori per la vita della fuana aviaria.
Nelle zone acquitrinose chiaramente si possono notare vari tipi di uccelli legati a tali ambienti quali: oche, anatre, aironi, limicoli, cicogne e gru.
Fino ad una decina d’anni fa era possibile avvistare anche le gru siberiane, unico sito nel subcontinente dove venivano a svernare questi meravigliosi uccelli, ma ultimamente non sono stati più avvistati.
La causa non dovrebbe però essere la minor acqua presente nel parco, bensì le condizioni ostili che devono superare le gru durante la loro lunga migrazione.
Non potendo attraversare direttamente l’Himalaya, devono passare verso occidente attraverso l’Afghanistan e il Pakistan, dove ad essere volatili sono le situazioni politiche che non garantiscono agli uccelli nessun tipo di protezione e tendono quindi a migrare verso l’Iran.
Nelle zone di foresta che si estendono ai lati del grande viale che porta al centro della zona paludosa, è possibile avvistare vari tipi di passeriformi ma anche rapaci come falchi, aquile ed un numero particolarmente elevato di gufi (il loro difficile avvistamento causato dall’ottimo mimetismo, può essere sopperito dalla loro stanzialità e dall’aiuto dei guidatori di ciclorisciò che operano anche come semplici guide naturalistiche e che oltre a conoscere i posti migliori, si suggeriscono l’uno l’altro i luoghi dove si verifica qualche avvistamento particolare).
Oltre agli uccelli molto nutrita è la presenza di ungulati: è facile incontrare dei grandi gruppi di nilgai, antilope azzurra indiana (boselaphus tragocamelus), e di chital, cervo pomellato (axis axis), mentre sono più rari ma comuni gli avvistamenti di sambar (cervus unicolor), un grande cervo dagli imponenti palchi.
La presenza dell’antilope cervicapra e del cervo porcino non è certa.
Molto numerosi e facilmente osservabili sono anche gli sciacalli e le manguste, meno le volpi, date le abitudini crepuscolari
Nelle zone con bassa vegetazione si notano spesso delle lepri mentre è raro riuscire ad osservare gatti selvatici e zibetti (mammiferi carnivori e fruttiferi, simili a gatti dalla lunga coda, spesso abitanti degli alberi), presenti entrambe con almeno due specie.
La presenza di iene invece seppur reclamata è dubbia a causa dei grandi spazi che richiederebbero popolazioni seppur modeste di questi attivi mammiferi.
Folta è la presenza di rettili, tra cui una dozzina di serpenti, specialmente pitoni, che d’inverno si possono osservare durante il giorno mentre si scaldano al sole.
Secondo gli ultimi censimenti, sono presenti cinque specie di lucertole e ben sette di tartarughe.
In un piccolo giardino nascosto nei boschetti tra il viale e il recinto occidentale è ospitato un tempio indù dedicato a Shiva, nei pressi del quale si trova una vasca di mattoni popolata da tartarughe acquatiche di dimensioni davvero ragguardevoli.
Una gita al Keoladeo è quindi una piacevole e interessante escursione tenendo anche presente che, per essere apprezzato a pieno, il parco merita di essere visitato in fasi diverse della giornata, almeno la mattina prestissimo e il tardo pomeriggio, per cui è consigliabile trascorrervi un paio di giorni.
A quel punto si potrebbe prendere in seria considerazione l’idea di soggiornare a Bharatpur per potersi dedicare alla visita di interessanti luoghi nei dintorni.
Oltre al parco, l’unica attrazione della città (di per sé discordinata e caotica) è l’immancabile forte, fatto erigere nel XVIII secolo, dal Maharajà Suraj Mahl, già fondatore di Bharatpur.
Pur non avendo né una particolare storia, né motivi artistici rilevanti, dato anche l’esiguo biglietto d’ingresso, vale la pena visitare questo piccolo forte, munito chiaramente di museo, di piccoli scorci suggestivi e di una discreta vista panoramica sulla città.
La stessa Agra, col suo terribile traffico e i rumorosi alberghi, si trova a soli 50 chilometri e visto che di solito viene visitata solo per il Taj Mahal e il Forte, potrebbe rappresentare un’escursione di un giorno da Bharatpur.
Sulla strada si trova anche l’interessante città morta di Fatehpur Sikri, fatta costruire dal grande imperatore Moghul Akbar, che potrebbe essere di nuovo un’ottima meta per una gita di almeno mezza giornata.
Altro interessante sito nei paraggi è Deeg (circa 35 km dal parco), una polverosa cittadina che conserva il Suraj Mahal’s Palace, un originale palazzo fatto costruire dall’omonimo Maharajà di Bharatpur nel XVIII secolo ed utilizzato dai suoi discendenti fino ai primi anni ’70.
L’interno quindi è ben conservato e si possono ammirare le solite collezioni di oggetti curiosi appartenuti ai passati inquilini, ma è molto più interessante la zona esterna dove si trovano dei giardini molto elaborati, alcuni vecchi padiglioni in rovina ma molto suggestivi, e una gigantesca vasca sulla quale si affaccia il palazzo.
Anche la città di Mathura e le foreste di Vrindavan (luogo di nascita e d’infanzia del dio Krishna) si trovano non molto lontano da Bharatpur, seppur anche a Vrindavan sia possibile trovare discreti alberghi in un contesto tranquillo e verdeggiante.

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